Entropia

L’energia totale dell’universo è costante e l’entropia totale è in continuo aumento. Ma cosa significa? Fondamentalmente, questa affermazione significa che è impossibile creare o distruggere energia.

In effetti, la legge della conservazione dell’energia costituisce il primo principio della termodinamica ed afferma che non si può creare né distruggere l’energia, ma la si può trasformare da una forma in un’altra.

D’altra parte, il secondo principio della termodinamica afferma che ogni volta che una certa quantità di energia viene convertita da uno stato all’altro si ha una penalizzazione che consiste nella perdita di una parte dell’energia stessa. Ossia, ve ne sarà sempre una parte non più utilizzabile per produrre lavoro. Entropia è il termine che indica questa perdita. 

 Un aumento di entropia significa diminuzione dell’energia “disponibile”. Ogni volta che avviene qualcosa nel mondo della natura una certa quantità di energia si degrada e diventa non più disponibile per un lavoro successivo. Una parte di questa energia non più disponibile è rappresentata dall’inquinamento, energia dissipata che si accumula nell’ambiente minacciando gravemente l’ecosistema e la salute di tutti.

 

Lo stato di equilibrio è quello in cui l’entropia ha raggiunto il massimo livello e non vi è più energia libera disponibile per compiere ulteriore lavoro. Clausius – l’uomo che ha concepito la parola entropia – ha riassunto il secondo principio della termodinamica concludendo che nell’universo, l’entropia come quantità di energia non più disponibile tende continuamente verso un massimo.

La conseguenza più importante è che sulla terra l’entropia dei beni materiali è in continuo aumento e si avvia a raggiungere un massimo, perché la terra è un sistema chiuso nell’universo, cioè scambia energia ma non materia con l’ambiente circostante.

In ogni istante le montagne vengono erose e il terreno coltivabile viene ridotto in polvere e disperso nel vento. La vita che continua a riprodursi e gli organismi che muoiono aumentano l’entropia sulla terra, con il risultato che sempre meno materie prime saranno disponibili per un futuro sviluppo.  

 

Le basi energetiche di un determinato ambiente sono di primaria importanza per dare forma a una cultura e dividono le età più importanti della storia in base ai cambiamenti che le civiltà hanno introdotto per organizzare il loro ambiente.

Il filo conduttore di questi periodi epocali è il filo dell’entropia, in cui appare evidente come la lotta per l’esistenza dipende da quanto ogni organismo è ben attrezzato per catturare l’energia disponibile. L’aspetto fondamentale che determina l’alternarsi di tali epoche sta nel fatto che la necessità del cambiamento deriva quasi sempre dall’esaurirsi delle risorse esistenti e non quando si instaura un’epoca di abbondanza, come invece viene sostenuto in molti contesti. In realtà, l’uomo non distrugge i suoi usi e costumi quando le cose vanno bene.

Inoltre, la legge dell’entropia ci dice anche che ognuno di questi salti qualitativi è più duro ed esigente in termini di richiesta energetica, di tutti quelli che l’hanno preceduto, e questo perché le riserve di energia più disponibile sono state dissipate e quindi quelle che restano hanno un livello qualitativo sempre più basso.

Soprattutto nella cultura occidentale, questo alternarsi di epoche motivato essenzialmente dall’introduzione di nuove necessità e nuovi strumenti atti a produrre l’energia sufficiente per soddisfarli rappresenta l’evoluzione, associata automaticamente alla creazione di maggior ordine sulla terra. In realtà evoluzione significa creare isole di ordine sempre più grandi a spese di mari di disordine anch’essi sempre più grandi.

Gli antichi erano autosufficienti, sapevano come provvedere ai loro bisogni. Noi, all’opposto, siamo completamente prigionieri del nostro contesto energetico. Non possiamo coltivarci il cibo, procurarci i divertimenti, fabbricarci i vestiti con le nostre mani.

Immersi in una cultura a forte crescita entropica, il primo obiettivo della vita è quindi di impiegare intensi flussi di energia per generare un’abbondanza materiale tale da poter soddisfare ogni immaginabile desiderio dell’umanità. La liberazione dell’uomo è commisurata al benessere accumulato. Si dà quindi un valore preponderante ad ogni attività che trasformi l’ambiente per estrarne le ricchezze. Ma oggi, possiamo ancora permetterci di mantenere i nostri ambienti urbanizzati, incredibili generatori di entropia?

 

A causa dell’intensificazione dello sfruttamento di risorse energetiche sempre più scarse, e dell’accrescersi di consumi ad alto dispendio energetico, siamo da tempo entrati nel mondo dell’effetto serra. La tendenza al riscaldamento globale deve imporci di ripensare rapidamente e profondamente la nostra visione del mondo ed il nostro sistema di valori – quasi tutti fortemente condizionati da enormi dispendi di energia non rinnovabile – a causa dei limiti dettati dai principi della termodinamica e soprattutto dalla legge dell’entropia. Si è di fronte all’inizio della transizione da una base energetica estrattiva fatta di combustibili fossili e metalli rari, a un’era solare fondata sulle risorse rinnovabili come fonte primaria di energia. A tale fine, le due metodologie in via di sviluppo sono la tecnologia ecologica e l’ingegneria genetica.

Nel primo caso si valorizzano le organizzazioni decentrate, le tecniche che usano il lavoro manuale, un uso equo e frugale delle risorse naturali. Nel secondo, si manipola la biologia del pianeta per accelerare la conversione della materia vivente al di là dei tempi propri della natura, al fine di poter mantenere – se non accrescere – l’attuale tasso di espansione del nostro livello tecnologico e consumistico. 

 

La saggezza tradizionale, quale ci è stata tramandata da tutte le grandi religioni del mondo, ci dice da sempre che il fine ultimo della vita umana non è il soddisfacimento di tutti i desideri materiali, quanto piuttosto l’esperienza di liberazione che proviene dal diventare tutt’uno con la realtà metafisica dell’universo. Scopo finale è conoscere “la verità che ci rende liberi”, scoprire chi realmente siamo, identificarsi con il principio assoluto che collega tutti gli aspetti dell’esistenza.

In particolare, i seguaci delle religioni orientali, e soprattutto della religione buddista, hanno compreso molto bene quale valore può assumere il rendere minime le correnti energetiche. La pratica della meditazione è concepita anche per ridurre gli inutili sprechi di energie. Lo stato di Nirvana, o di verità, si raggiunge quando l’individuo spende il minimo delle energie necessarie per la sua sopravvivenza fisica. Le religioni orientali hanno da sempre insegnato che ogni inutile dissipazione delle energie personali non fa altro che accrescere la confusione ed il disordine del mondo; secondo la loro dottrina si giunge alla verità suprema solo diventando una cosa sola con il mondo attorno a noi e questo si compie solo quando entriamo in una relazione unificante con il resto della natura.
                                                                                               
Roberto Gismondi


 

 

Box ispirato da Jeremy Rifkin (Entropia, Baldini Castoldi Dalai, 2004), John D. Barrow (L’universo come opera d’arte. La fonte cosmica della creatività umana, BUR, 1997),

Jayant Narlikar (La struttura dell’universo, Einaudi, 1984) e Dalai Lama (La compassione e la purezza, Fabbri editori, 1997).

 


 

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