Ritagli dal nulla


 

Shakespeare era molto attratto dai paradossi linguistici e logici del nulla. Nelle tragedie Amleto e Macbeth troviamo i paradossi filosofici e psicologici del nulla profondamente intrecciati con l’esperienza umana.  Mentre Macbeth scopre che la morte è oblio, Amleto scopre che non lo è. Macbeth scopre che, quando la morte è oblio, la vita è insignificante. Amleto scopre che quando non si teme la morte, la vita con tutte le sue dolorose responsabilità può essere sopportata e perfino con nobiltà. Alla fine Amleto comprende la relazione tra “essere” e “non essere” grazie alla quale la sua stessa morte può affermare la vita.

 

Secondo Chuang-Tzu - discepolo di Lao-Tzu ed una delle guide spirituali del taoismo cinese vissuta tra il quarto ed il terzo secolo avanti Cristo - ciò che il mondo stima è la ricchezza, la nobiltà, la longevità, il bene; ciò di cui gioisce sono gli agi, i sapori gustosi, i vestiti eleganti, i bei colori, le musiche e i canti. Ma forse questa ricerca della felicità è solo adottare le inclinazioni della maggioranza, una corsa inevitabile verso la morte. Esiste davvero o non esiste la felicità? La vera felicità è il non essere, proprio quello che tanto amareggia il mondo. Perciò è detto: “La somma felicità è mancanza di felicità. La somma lode è mancanza di lode”.

 

L’insostenibilità del nulla è bene evidenziata da Albert Camus ne Il mito di Sisifo: “…L’idea che io sono, il mio modo di agire come se tutto avesse un senso, ogni cosa si trova smentita in modo vertiginoso dalla assurdità di una possibile morte….La libertà superiore, la libertà di essere, che sola può fondare una verità, non esiste. La morte è la, di fronte, come la sola realtà. Dopo questo tutto è finito... e non sono più libero di perpetuarmi”. Ma ben più vicino ad alcuni aspetti del misticismo orientale è il pensiero di Epicuro che, pur non rifuggendo dal dualismo tra essere e non essere, così scrive nella sua Lettera a Meneceo: “…Abituati a pensare che nulla è per noi la morte, poiché ogni bene e ogni male è nella sensazione, e la morte è privazione di questa.…Il più terribile dunque dei mali, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è la morte, e quando c’è la morte noi non siamo più”.

 

Non può mancare dall’immaginario del nulla la poesia L’infinito di Giacomo Leopardi (1819), in cui una siepe impedisce al poeta di contemplare liberamente l’orizzonte. Ma egli supera i brevi limiti in cui è imprigionata l’esperienza con uno slancio dell’immaginazione: “…E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a quella voce vo comparando: e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare”.

 

C’è un film poco noto di Michelangelo Antonioni – intitolato La notte – nel quale, ad un certo punto, compare una copia del libro di Francis Scott Fitzgerald Tenera è la notte. E non è un caso: i due protagonisti, giovani, belli, ricchi, vivono nelle due ore della pellicola gli ultimi giorni della loro unione. Lui è uno scrittore di successo, lei non ha più la forza di amarlo, ed è disperata per questo. Il libro di Fitzgerald, nella sostanza, è il quadro di questo sfavillante vuoto.

 

Quando riusciamo a svuotare la nostra mente dai pensieri superflui, dalle preoccupazioni e dagli ostacoli che ci precludono la visione di nuovi sentieri, ecco che la concentrazione raggiunge i suoi massimi livelli e naviga come un filo di pensiero impalpabile ma dritto e tagliente come una lama che, sebbene senza una direzione determinabile, ci conduce lungo il percorso spesso cercato, ma invano.

(pensiero de Il grande zot)

 

He’s a real nowhere man, sitting in his nowhere land, making all his nowhere plans for nobody.

Doesn’t have a point of view, knows not where he’s going to, isn’t he a bit like you and me.

Nowhere man (The Beatles - 1965)

 

 

Let me take you down ‘cause I’m going to strawberry fields, nothing is real, and nothing to get hung about, strawberry fields forever.

Strawberry fields forever (The Beatles - 1967)

 

 

Black and blue, and who knows which is which and who is who

Up and down, and in the end it’s only round and round

And round.

Us and them (Pink Floyd -1973)

 

 

Sentenced to drift far away now,

nothing is quite what it seems,

sometimes entangled in your own dreams.

Entangled (Genesis – 1973)

 

 

Siamo soli nell’immenso vuoto che c’è…

Anonimo

 

 

 

 

 


 

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