La Critica

      

[...] Dopo i lunghi orizzonti di Landscape la vocazione illuministica di Paola Risoli è approdata ai paesaggi luminosi e brillanti dei Gardens,  tìtolo  che allude a più circoscritte vedute su giardini e scorci di verdissimi campi; come se una sorta di zoom avesse voluto mettere in luce i particolari prima assorbiti nei campi lunghissimi da cinemascope.

Volendo definire la cifra poetica che rende assolutamente unitaria l'opera multiforme di questa giovane artista, si potrebbe dire, con una specie di ossimoro, che siamo di fronte ad una forma di "naturalismo visionario", dove il piacere dello sguardo, che stabilisce un'intensa relazione con l'universo, si traduce poi - come recupero di infantili figurazioni depositate nell'inconscio - in uno straordinario effetto "fantastique" [...]

Piero Pagliano (maggio 2001)

 

 

[brano d'intervista] Come scaturisce questa ispirazione naturalistica?

"Parto indubbiamente dalla suggestione degli ambienti in cui vivo (molto verde, poche case, qualche mucca, poco lontani ville e parchi).Sono sempre particolari luci e colori della natura a "costringermi" a dipingere; soprattutto in tarda estate, quando certi contrasti cromatici-lividi, quasi irreali, mi chiedono con urgenza, prepotenza, di essere espressi; poi, però, questo dato evolve, diventa qualcos'altro... Di fatto lavoro i dati naturali finché riesco ad arrivare da qualche altra parte...".

I paesaggi esterni diventano quindi "soggettive", paesaggi intcriori, luoghi dell'anima... Luoghi dell'immaginario che richiamano, nella sovrimpressione di chi li osserva, i "campi lunghi" del cinemascope e gli spazi metafisici del surreale magrittiano.

Piero Pagliano (giugno 2000)

 

 

Oggetti quotidiani per una pittura tridimensionale i lavori di Paola Risoli [...]. Risultato di una singolare e manuale elaborazione di fiori secchi e macchine da scrivere, di libri e paralumi, comodini e mensole che sostengono oggetti meticolosamente ricostruiti attraverso l'impiego del fil di ferro, del cartone e della colla. Uno spartito musicale, un paio di occhiali, un cassetto socchiuso e un leggio rivelano la magia di un lontano ricordo [...].

Angelo Mistrangelo
La Stampa (3 marzo 1996)

 

 

[...] Là Risoli ama i mosaici di oggetti racchiusi in cornice. La tridimensionalità è la sua espressività, il suo modo elegante di comunicare. Ama il gremito armonioso. Ha infatti un proprio modo proustiano di porgere la "realtà" della memoria entro uno spazio prestabilito. Artigiana raffinata che ama poetare con i segni ed i colori, ha il senso della teatralità, soltanto che i suoi sono teatrini microscopici. La Risoli è una pittrice-scultrice. Perché negarlo? Pare sia vincente nel trasformare il pensiero utopico di quei pittori desiderosi di uscire dalla bidimensionalità in prassi tridimensionale.

Paolo Levi
La Repubblica (2 marzo 1996)

 

 

[...] Un comò e un comodino laccati di nero, una sedia bianca di fronte ad una finestra: sembrano a prima vista semplici arredi di una casa di campagna inglese gli ultimi lavori di Paola Risoli, [...] ma aprendo gli sportelli e i cassetti di quei mobili si disvela un mondo incantato: un bosco, una foresta in miniatura dietro quell'anùria che diventa sipario di un magico sorprendente paesaggio. C'è una singolare coerenza tra la personalità e l'aspetto, dolce e minuto, di Paola Risoli, e i suoi lavori, costruiti meticolosamente in carta pesta dipinta, riproducendo oggetti pari al vero e poi assemblandoli in nature morte realistiche e surreali nel contempo:

Guido Curtò
La Stampa (14 marzo 1996)

 

 

[...] Negli assemblaggi della Risoli gli oggetti mantengono, nonostante la loro contraffazione in carta o cartone, ogni loro attributo realistico e la loro concatenazione logica con gli altri oggetti e l'ambiente, ma si dispongono in una giustapposizione assurda ed onirica, sovvertendo le leggi della convenzione dell'esperienza sensibile e storica. [...] L'immaginazione fantastica dell'artista è sostenuta da grandi doti di abilità manuale, di invenzione, e da una pazienza che non contraddice la spontaneità.

Marisa Vescovo
Le stanze delle meraviglie (ottobre 1996)

 

 

Guardare i lavori di Paola Risoli è come entrare in tante realtà di sogno: angoli di vecchi soggiorni, porzioni dì studi, tagli di bosco, spaccati di biblioteche. Viene voglia di allungare la mano e toccare libri e lampade, quadretti e alberi, fiori e vecchie sveglie. Per convincersi che sono fatti di carta, filo di ferro, cartone [...].

È un intero mondo che nasce dalle sue mani. Tempo fa un mondo in miniatura, una ricostruzione rimpicciolita di ambienti da cui era stata affascinata nei suoi vagabondaggi, i pub inglesi, le birrerie tedesche, i bistrò parigini. Adesso sono realtà reinventate in grandezza naturale, non più imitazioni del vero, ma realtà sognate, immaginate; non più interni visti dal di fuori ma interni visti dal dentro con gli occhi della fantasia. Un gioco di specchi in cui l'immaginazione si mescola a citazioni da film, romanzi, racconti. Ivory, Scorsese, Hopper.

Pittura? Scultura? Difficile da dire. Le opere di Paola Risoli sono un po' l'una un po' l'altra. Bisognose di straordinaria abilità manuale, non solo dì capacità concettuale di creazione.

Il risultato è suggestivo, affascinante. Un tuffo nell'immaginario. Una spinta a sentirsi Alice al momento di entrare nel Mondo delle Meraviglie. Quello che Paola crea con leggerezza. Di carta.

Dada Rosso
La Stampa (10 maggio 1996)

 

 

"Sostituiamo una forma di pensiero astrattamente concettuale con una forma sensitivamente immaginifica" (G. Dorfles)

II lavoro dì Paola Risoli si è sviluppato a tappe serrate rispecchiando sin dall'inizio la "sensitività immaginifica" alla quale Dorfles allude come antidoto alle "frigide categorie di una dittatura della ragione e alle nebulose dilagazioni di un pensiero negativo."

[...] Gli ambienti della Risoli sono ricostruiti alla luce di un immaginario figurativo molto vasto e di un intervento manuale ingegnoso che fa ricorso a molteplici media, riuscendo a trasferire ìl dato reale in una dimensione magico-poetica. Se devo contrassegnare il suo lavoro credo che la cifra della LEGGEREZZA risulti particolarmente idonea: una leggerezza che deriva dall'inusuale capacità di rivelare il nuovo. Risoli è una narratrice avida, anima i racconti con fiammate improvvise [...]. Domina la materia con sintesi immediate e ancora irriflesse. Rende la storia trasparente, fa scaturire la seduzione di un universo esplorato con gli occhi incantati del fanciullo che ama l'autenticità. [...] Amalgama di estro, istinto, fisicità, l'opera è la "messe preziosa" del lontano vagare della mente, racchiude e dilata il fascino dell'avventura: tagli e prospettive, luci che vivificano effondendo il calore dell'anima assumono un'intensità tale da mantenere costante la tensione percettiva, prolungando il brivido dell'accadere [...]

Tiziana Conti
Tema Celeste (estate 1996)

 

 

[...] Interni di vita vissuta, messinscene di luoghi deputati del cinema e dell'esperienza visiva del flaneur, le scatole magiche di Paola Risoli sono luoghi dove la realtà minuta e banale si mostra nelle sue apparenze "spettacolari", cioè esibite, in un certo senso anche rivissute attraverso il sentimento della perdita di qualcosa di irripetibile e personalissimo [...]  Scrive infatti l'artista: "Sento dentro di me queste luci, vorrei come abbracciare queste case, entrare nel calore delle loro cucine all'ora di cena e dei telegiornali, pur nella chiara consapevolezza che un certo calore, una certa serenità, quasi edenica, esistono in molti casi, solo nella percezione di chi se ne sente esiliato".

Ma queste affascinanti scatole colorate e illuminate, quasi sempre notturne, con le finestre aperte ole porte spalancate, sono non tanto e non solo l'occasione per compiere un viaggio nell'esperienza vissuta di Paola Risoli quanto nella nostra, fatta di ricordi e di sensazioni, di paure e di speranze, e di quel voyeurismo legato non solo alla pratica cinematografica ma anche e soprattutto al nostro rapporto con la realtà che ci circonda e ci costringe a tenere gli occhi aperti [...].

Gianni Rondolino
Art in Italy (marzo 1994)

 

 

[...] Case, interni, angoli di città... conosciuti chissà in un viaggio lontano; ci si scoprirà forse anche troppo curiosi di fronte ai lavori di Paola Risoli, certamente non si potrà restare indifferenti. L'interno di una piccola stanza: le calze abbandonate sul letto disfatto, i resti della colazione sui tavolo [...], il piccolo specchio sopra il lavabo, dettagli ed indizi che rivelano la Storia di chi vive in quella casa. [...] L'interno di un bar visibile attraverso la serranda ormai abbassata: luci deboli, sedie sui tavoli, bicchieri lavati e riordinati sopra il bancone ad asciugare. Pausa. Attesa del giorno, dei suoni, delle azioni. Privilegio del tempo sospeso in una notte così nostra alla scoperta di vite, storie avvenute e che avverranno [...].

È importante che tutto sia lucido, dipinto come in un quadro. La luce si riflette, combina giochi ed atmosfere... comunica sentimenti.

Paola, per formazione e cultura deriva dal cinema. Le case, gli ambienti, le sue costruzioni seguono certamente un andamento narrativo. L'artista, direttore della fotografia chiama lo sguardo dello spettatore in una regia attentamente studiata [...]

Silvia Chessa
C. S. "Millibar" (novembre 1993)

 

 

[...] Piccoli esercizi sul volume e sulla luce, i lavori di Paola Risoli. Minuscole scenografie, modellini di ambiente e altre microscopiche installazioni, accomunate da un gusto spiccato per il particolare quale cifra del tutto e dal desiderio forte della narrazione. Non a caso l'artista proviene dall'ambito cinematografico, di cui ha raccolto certi ritmi e l'amore per l'inquadratura significante [...].

Paolo Levi
La Repubblica (20 novembre 1993)

 

 

[...] Nei "Millibar" di Paola Risoli il costruire, assemblare frammenti di vita, vera o presunta, prelevati non tanto dalla realtà fenomenica, quanto dalla stratificazione che la memoria opera su di essa, determina un andamento narrativo dove virtualmente l'operatore diviene colui che guarda. Locali di sapore nord-europeo, stanze abbandonate da misteriosi occupanti si aprono a visioni indiscrete, violazioni di intimità fittizie, compiici le finestre.

Un lavoro che combina pittura, scultura, collage, in una programmatica refrattarietà ad ogni collocazione che ne determina l'unicità. Non si tratta di una miniaturizzazione al reale, ma di una vera e propria evocazione, laddove ogni cosa appare ciò che non è, come nella grande illusione fìlmica. Lungi dal virtuosismo artigianale Partiste opera un'approssimazione intenzionale nella realizzazione del più oscuro dettaglio, mài irrilevante nell'economia del tutto.

Luisa Perlo
Corriere dell'Arte (novembre 1993)

 




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