13 maggio                                                                                                               

Faccio un quadro ispirato alla Venere del Botticelli. Lo chiamo “La pronipote del Botticelli”. C’è un po’ di ironia. Il volto rimane dolcissimo, anche se cambia il colore dei capelli.

Poi ne faccio un altro in maniera del tutto scomposta. Il metodo delle nuvole.

La chiamo “La smorfiosa”. Lo venderò qualche mese più tardi alla Locanda del Litro, a Torino. Il terzo è “Il violinista innamorato”. Ero partito con l’idea di fare una donna nuda e poi le macchie mi portano questo personaggio da chissà dove.

             

Il mio modo di fare i quadri?

Lo chiamo il metodo delle nuvole.

Scarabocchio sulla tela, andando a caso, registrando movimenti e senza intenzioni. Vorrei che fosse la mano del vento a guidarmi.

A un certo punto incomincio a guardare le nuvole – come facevo da bambino – e cerco di scoprire un dettaglio, un indizio, che mi permetta di ricostruire una forma bella, una forma che parla al cuore. La vedo, e da quel momento in poi la ritaglio nelle nuvole.

Questo metodo mi serve per realizzare l’immediatezza. Che è una risposta incantata a qualcosa di imprevisto e non programmato. Una specie di reazione creativa a un caos incombente.

In questo modo consento al nuovo di entrare nello spazio della mia vita e al caos inquietante di ricevere un ordine, una forma armonica e bella.

 

L’ARTE DI SOGNARE

È il desiderio che mette in moto l’iniziativa. Quando si ha paura di sognare è perché si teme di essere disillusi. Ma castrando il sogno, si castra la vita.

Il paradosso si scioglie e il desiderio diventa dinamismo vivo quando si impara a sognare liberando il desiderio dai limiti della nostra immaginazione. Ciò che si desidera è una navicella che consente un tratto del viaggio. È probabile che quella navicella debba essere abbandonata quando la vita porta un orizzonte nuovo e più bello al desiderio. La storia del desiderio è quella del viandante.